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Mix City: urban projects in Milan, Copenaghen and Hamburg

On 18th March 2014 was held, at Urban Center – Galleria San Federico – in Milan, a seminar entitled: “MixCity,Urban Projects in Milan,Copenaghen and Hamburg”. The Seminar has been organized by the Departement of Architecture and Urban Studies of the Polythecnic of Milan with the collaboration of Urban Center of Milan.

The issue of the conference was the Mixed-used projects in urban renewal process analysed in three different case studies: Bicocca (Milan), Hafen City (Hamburg) and Islands Brygge (Copenaghen). The photography exhibition of the work is curated by Giovanni Hänninen.

Martedi 18 Marzo alle ore 16,00 presso la sede dell’Urban Center di Milano si è svolto il seminario di chiusura della mostra fotografica di Giovanni Hanninennata a supporto del progetto di ricerca MixCity –Progetti urbani a Milano, Copenaghen e Amburgo promosso e finanziato da PUCA – Ministère de l’EgalitédesTerritoire et du Logement a Parigi.

Durante il seminario sono stati presentati tre casi studio: il quartiere Bicocca a Milano, analizzato dai ricercatori Massimo Bricocoli e Paola Savoldi, il celebre caso di Hafen City ad Amburgo, presentato dalla Prof.ssa Ingrid Breckner e la riqualificazione del quartiere Islands Brygge, ex zona portuale della città di Copenaghen, presentato dal Prof. Jens Kvorning.

All’incontro hanno inoltre partecipato il Prof. Gabriele Pasqui, Direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano,Ada Lucia De Cesaris , Assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Luca Gaeta e  Roberta Cucca del Politecnico di Milano, Anna Detheridge dell’Associazione Connection Cultures, e gli Arch. Luis Basebe Montalvo, dell’Universidad Politecnica di Madrid, e German Fuenmayor dello Studio Piuarch di Milano.

Il dibattito, costruito intorno al tema del mix-funzionale, ha fatto emergere tre questioni principali:

1. la plasticità nel tempo del progetto urbanistico;

2. il rapporto tra programma funzionale e progetto architettonico;

3. gli effetti indiretti derivanti da usi frammisti.

Partendo da queste suggestioni è immediatamente emerso il tema delle trasformazioni urbanistiche,a cui appartengono i progetti oggetto di indagine (progetti decennali per la trasformazione di parti consistenti di città), che fa riferimento ad un modo di costruire la città il cui culmine si è raggiunto negli anni novanta con i piani integrati e che, ad oggi, a causa principalmente della crisi economica in atto, non rappresentano più un modello sostenibile.

L’inadeguatezza di questo tipo di programmazione è stata messa in luce anche attraverso l’osservazione di dinamiche sociali che caratterizzano oggi questi luoghi che sono completamente diverse rispetto a quelle immaginate anche solo pochi anni fa, durante la loro realizzazione.

Come si possonooggi osservare questi progetti e, di conseguenza, governare questi processi?

Si è posta l’attenzione, in primis, al progetto urbano, cercando di individuare nel disegno una forma di vincolo o piuttosto un’opportunità per il piano funzionale e le trasformazioni fisiche di uno spazio; in secondo luogo si è fatto riferimento alla normativa urbanistica,la cui macchinosità e le tempistiche rappresentano il primo ostacolo ad un modello più flessibile della progettazione.

Anche grazie alla partecipazione della pubblica amministrazione è stato possibile delineare le problematiche che oggi si riscontrano nella progettazione urbana e nella sua realizzazione, proponendo un nuovo modello di disegno urbano che procede per steptendendo conto anche dell’uso temporaneo degli spazi, come occasione di sperimentazione della vera vocazione dei luoghi e dei propri usi.

Interrogandosi, inoltre, sugli esiti concreti delle politiche sociali messe in atto in questi processi di trasformazione, basate sulla retorica del mix-funzionale e della mixité sociale, risulta chiaro come oggi si preferisca trovare nuove retoriche piuttosto che osservare gli effetti di quelle passate.

Il dogma della Mixitè (Bianchetti 2012) non deve quindi rappresentare un concetto precostituito ma deve piuttosto mirare ad essere l’esito di un processo.

Copenhagen, ad esempio, nell’ultimo ventennio ha cambiato la sua immagine da città del welfare a città ‘cool‘, ‘green’.

Quale è stato quindi il ruolo delle politiche neoliberiste che nella trasformazione urbana trovano un’occasione per attrarre fasce di popolazioni giovani, creative e di professionisti? Hanno in qualche modo portato ad una esclusione delle fasce più deboli?

Dopo la crisi del welfare, la crisi dell’industria e delle trasformazioni urbane, cosa intendiamo quando parliamo di progetto sociale per il mix funzionale?

Il mix funzionale mette quindi in pratica l’idea di luoghi in cui si crea una comunità locale o spazi di vita temporanei sempre più omogenei negli usi?

La mixité è quindi frutto di un programma e di una regolamentazione, che non ha nulla a che fare con la libertà di usi e funzioni.

E’ emersa in conclusione, ancora una volta, l’idea che il ruolo dell’urbanista e del progetto urbano non finisca con l’attuazione del disegno ma dovrebbe accompagnare il quartiere nelle fasi successive fino alla sua completa autonomia.  Si propone, dunque, un’urbanistica diversa che faccia i conti con i caratteri dell’incertezza e della flessibilità a fronte del rigore degli standard e dei regolamenti urbanistici, immaginando scenari di città che mettono in discussione il loro patrimonio edilizio e il concetto di spazio pubblico, immaginando una fotografia che si compone ‘per parti’, pronte ad essere messe in discussione a fronte di un quadro finale più nitido e rispondente alla realtà in continua trasformazione.

 

Ianira Vassallo

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